(Lago di Garda)
“Innanzi al piccolo delta formato dalla ghiaia trascinata nel lago di Garda giù per la valle degli Ossi, il vallone che si forma nel versante occidentale dell’eccelsa cima del Telegrafo, e che il Santo voleva avesse una caverna chiusa da un anello di ferro, sorge l’isolotto di Trimellone, il maggiore dei tre minuscoli del lago superiore”
Così nel 1910 Vittorio Cavazzocca Mazzanti scriveva all’inizio di un volume dedicato all’isola del Trimelone, pubblicato dalla Società Cooperativa Tipografica Verona. Un testo ricco di informazioni interessanti.
A fine ‘800 il comune di Castelletto di Brenzone, al quale l’isola apparteneva amministrativamente, vendette il Trimellone al signor Eugenio Baretta di Cassone, che a sua volta lo cedette a don Livio dei principi Borghese di Roma, che intendeva costruirvi un villino. Sulla fine del 1909, con espropriazione forzata, l’isolotto passò in possesso al Ministero della Guerra per essere trasformato in fortilizio avanzato; i lavori vennero iniziati nel gennaio 1910 e terminarono nei primi mesi del 1914 e venne armato con tre cannoni da 120/40 AL, due dei quali all’inizio della Grande Guerra vennero trasportati e posizionati a Navene di Malcesine, causa l’arretramento austro-ungarico del fronte.

Una delle cupole corazzate che ospitava il cannone da 120/40 AL
Si può accettare per tradizione che un castello fortificato sia stato costruito nel X° secolo durante le invasioni degli Ungari ma poco durò, poiché nel 1160, secondo il Crosatti, Federico Barbarossa si rivolse al lago e, incendiato e distrutto il castello che sorgeva sull’isolotto detto Tremellone o Trimelone, si diresse alla rocca di Garda.
Secondo il da Persico (Descrizione di Verona, 1821) il castello sarebbe stato poi ricostruito dagli Scaligeri. A metà del XVI° secolo l’isola era di proprietà degli Spolverini, nobile famiglia veronese, la quale lasciò anche un palazzo ad Assenza.

L’estremità settentrionale dell’isola del Trimelone ad inizi ‘900 con i resti ben visibili di una antica fortificazione.
Una leggenda curiosa racconta che due fratelli pescatori, figli di Baldo e di Malcesine (Melsinoe), divenuti vecchi e tremolanti si convertirono in due scogli chiamati Tremoloni (l’isola Trimellone e l’isola dell’olivo) e si accovacciarono presso i loro genitori.
Sull’origine del nome ci sono più teorie. La più accreditata è che derivi dal fatto che originariamente l’isola, vista dalla sponda, raffigurasse una lingua di terra sostenente tre cocuzzoli o melloni, poi spianati durante i lavori per la costruzione del forte. Meno probabile invece che derivi dal cognome di una famiglia effettivamente presente nei paesi vicini ma di cui non si trova traccia nei documenti d’archivio. Più probabile che detta famiglia abbia assunto il nome dall’isola e non che l’abbia dato.

Uno scorcio dell’isola negli anni ’20 del secolo scorso.
Nel marzo del 1945 Mussolini si recò sull’isola per rendere la sua ultima intervista al giornalista e pittore Ivanoe Fossani. Nel secondo dopoguerra l’isola fu utilizzata dalla ditta privata Catellani per il disinnesco di ordigni bellici portati da diverse zone del nord Italia. Nella notte fra il 5 e il 6 ottobre 1954 una violenta esplosione cambiò per sempre l’aspetto dell’isola (ora tornata di proprietà del comune di Brenzone sul Garda) che rimase interdetta al pubblico fino alla bonifica degli anni duemila ad opera degli artiglieri dell’Esercito Italiano.
Bibliografia: L’Isola di Trimellone, estratto da Madonna Verona, fascicolo 16, volume III. Edito dalla Società Cooperativa Tipografica Verona – 1910. Conservato nel Fondo Pariani della Biblioteca di Malcesine.

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