Il mistero del quadro incompiuto: la vera storia di Elli Heimann, pittrice esule a Malcesine


Per anni, a Malcesine, è esistita una storia nemmeno mai sussurrata: quella di
una pittrice straniera, discreta e gentile, che negli anni Trenta visse nel paese,
e che da un giorno all’altro sparì, lasciando solo un quadro incompiuto nelle mani di un’amica locale.
Nessuno seppe più nulla di lei. Fino ad oggi.


Grazie ai ricordi ancora lucidissimi di una compaesana, e a una ricerca negli
archivi storici comunali, incrociata con documenti biografici e censimenti, è
stato possibile dare finalmente un nome e una storia a quella figura rimasta
nell’ombra: Elli Heimann.

Elli Heimann nacque il 14 novembre 1891 a Luckenwalde, in Germania. Era
figlia di Felice (Felix) Heimann, un commerciante ebreo benestante, e di
Henriette Heimanns.

Studiò pittura alla Scuola d’Arte di Weimar, dove si diplomò nel 1917. Negli anni ’20 e ’30, Elli fu attiva nella scena artistica di Stoccarda, dove partecipò a importanti esposizioni d’avanguardia, tra cui quelle della Secessione di Stoccarda.
Ma la Germania nazista stava cambiando rapidamente. Con l’arrivo al potere di
Hitler, la vita di Elli diventò pericolosa: era ebrea, artista e donna libera in un
regime che disprezzava tutto ciò.

Così, nel 1935, decise di lasciare la Germania per raggiungere il padre, Felice, che dal 1931 viveva a Malcesine, in Viale Roma 1-3.
Elli Heimann visse dunque con lui a Malcesine, in località Paina, dal 1935 al 1939.

Si iscrisse all’anagrafe nel 1936 e abitò al numero 136, come confermato
dai documenti comunali. Qui, immersa nel paesaggio del Lago di Garda,
continuò a dipingere e a vivere con discrezione, dando anche qualche lezione di tedesco. In paese, la si ricordava per la sua eleganza e riservatezza. Proprio in
questo periodo lasciò in dono a un’amica malcesinese un quadro incompiuto,
mai terminato perché, da un giorno all’altro, sparì senza spiegazioni.


Oggi sappiamo cosa accadde: con l’inasprirsi delle leggi razziali fasciste, ai
Podestà (i “sindaci” di allora, nominati dallo Stato) fu chiesto un elenco dei
residenti ebrei nei rispettivi comuni. E’ ancora conservato all’Archivio Storico di
Malcesine.
Evidentemente intuendo quel che stava per succedere, tra il 1938 e il 1939, Elli
riuscì a fuggire negli Stati Uniti, grazie anche all’aiuto di Hans Schäffer, ex
funzionario del ministero tedesco. Era una fuga disperata e necessaria. Il
padre, anziano, non poté seguirla: egli rimase a Malcesine dopo aver dovuto
richiedere al Podestà il permesso di residenza, accordato, motivandolo con la
sua tarda età e morì qui, nel 1943, all’età di 78 anni.

Negli Stati Uniti, Elli si ricostruì una vita. A partire dal 1953, visse a Santa
Barbara, in California, dove morì il 15 febbraio 1966.

Non tornò mai in Europa,
e non completò mai quel quadro rimasto a Malcesine, simbolo silenzioso della
sua fuga e del dolore lasciato alle spalle. Di lei nulla seppero più nemmeno la
sua amica, e la di lei figlia (allora bambina) che oggi riscopre la sua storia.
Il dipinto lasciato da Elli Heimann — custodito per tanti anni con cura a
Malcesine dai suoi affetti locali — è un olio dai toni decisi ma non aggressivi,
che rappresenta, nel locale porto centrale, una serie di vele affollate, incrociate
tra loro, dai colori caldi: gialli, ocra, beige. In primo piano si notano scafi scuri
e ombre dense, accennati ma non rifiniti, come se l’artista avesse abbandonato
all’improvviso il pennello.
È proprio in quella parte più grezza e indefinita che si coglie l’interruzione del
gesto pittorico. Le barche sembrano sospese in un’oscurità sottile, con le linee
ferme, incerte, quasi a suggerire un naufragio imminente o una partenza
interrotta. E forse è proprio questo che rende il quadro così potente: non è
finito, perché la sua autrice è stata costretta a fuggire. L’opera diventa così un documento esistenziale, la materializzazione pittorica di un’esistenza spezzata.


Oggi, quel dipinto non è solo una testimonianza d’arte, ma un reperto di
memoria storica, che racconta più di mille parole di una donna, di una pittrice,
di un esilio.
E del silenzio, che per anni ha avvolto il suo nome.
Quella che fino a poco fa sembrava una figura dimenticata, una pittrice
straniera che “sparì” all’improvviso, è oggi riconosciuta come Elli Heimann,
artista e testimone silenziosa di un’epoca tragica. Il quadro incompiuto lasciato
a Malcesine non è solo un’opera, ma una testimonianza viva di una fuga, di un
trauma, di una storia che, grazie alla ricerca negli archivi storici, ha finalmente
ritrovato voce e identità.
Oggi, grazie ai ricordi della figlia di quella sua amicizia
Malcesinese, Elli è tornata idealmente nella sua Malcesine, il paese… laggiù
“dove fioriscono i limoni” che tanti suoi concittadini ancora oggi, come allora
fece suo padre, scelgono come loro luogo del cuore.
Per questo, e per perpetuare la Memoria di tutti coloro che per la barbarie
umana hanno dovuto fuggire dalle loro vite, il quadro viene donato alla
Biblioteca del Comune di Malcesine, affinché diventi, anch’esso… “Archivio
Storico Malcesinese”, ed Elli rimanga, almeno idealmente, ancora fra noi.


Stefano Testa


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