Giuseppe Trimeloni così scriveva:
“…mantenere inalterata la denominazione storica delle località, perché è proprio dalla inalterata forma del nome che talvolta è possibile risalire alla storia d’un angolo di terra…”

Estratto dalla carta storica del territorio di Malcesine.
Nel 1999 il compianto professor Giuseppe Trimeloni pubblicava un interessante volume intitolato Malcesine, Toponimi e Memorie che seguiva di pochi anni il Dizionario etimologico del dialetto di Malcesine. Opere che, insieme ad altre pubblicazioni locali, dimostravano il grande attaccamento dell’autore al paese natio. Per molti anni il Trimeloni fu professore e studioso a Verona e autore di numerosi articoli per la storica rivista Vita Veronese.
Nell’introduzione al libro sui toponimi così scriveva: «Premettiamo che non ci sono speciali moventi scientifico-letterari alla base di questo lavoro, ma solo il desiderio di conoscere (e un po’ forse anche di far conoscere) questo piccolo angolo di terra a cui tanto ancora ci legano ricordi ed affetti. In termini più chiari, diciamo che da tempo custodivamo il desiderio di dare una risposta al valore di certi toponimi che in tempi lontani ci suonavano strani e un po’ misteriosi».
Malcesine, che oggi viene naturale indicare come paese di lago, è stato in realtà un paese di terra o meglio ancora di montagna. Per molti secoli il territorio è stato sfruttato dai suoi abitanti per svolgere attività come la fienagione, il pascolo, il taglio della legna, l’olivicoltura, la bachicoltura e la pastorizia e proprio per questo abbiamo un numero così elevato di toponimi (circa 600). Risulta quindi facile immaginare come in quei tempi valli, dossi, pale, punte, piani, cenge, cóvoli, cóal, tanti cóal oppure bùse e pozze dovessero avere un nome per facilitarne la localizzazione e favorire l’orientamento. Nomi che spesso derivano dalle caratteristiche morfologiche del territorio, oppure dal soprannome del proprietario o addirittura dal nome della località di sua provenienza. Nascono così Campiano, i Strec ̆, i Albiöi oppure il dòs del Noli, la pozza Manestra o il dòs de Nago.

Alcune capre al pascolo sulla riva del lago nei pressi di Paina granda agli inizi del 900.
E ancora nomi legati alla funzione del luogo come Camp de Garda, La Guarda, la Guardiöla, Bùsa de Gardùm che chiaramente indicavano punti di osservazione, le Calchère, che presupponevano la presenza di una fornace, oppure nomi legati al tipo di vegetazione presente come la Val Bèola, il Dosso dei Roveri o il Corbalero.
Interessante è anche l’aspetto legato alle vecchie vie di comunicazione (antecedenti le più recenti strada Gardesana e strada Panoramica) che risaltano in maniera netta e chiara nella carta storica per la ricchezza di toponimi lungo il loro tragitto. Come ad esempio il sentiero per la Guarda, a mezza costa tra Campagnola e Navene, che oggi è quasi sconosciuto ai più.

La zona relativa al sentiero Cai n. 15 per la Guardia di Navene.
Fin dalla prima lettura del libro, che come dice l’autore stesso non nasce già per stendere un elenco il più possibile completo delle località dell’intero territorio comunale, quanto piuttosto per offrire ai nostri concittadini una più integra e particolareggiata conoscenza della nostra terra (infatti per ogni toponimo viene data una spiegazione etimologica), nasceva in chi scrive il bisogno di dare una collocazione precisa a quei nomi e per questa ragione ho voluto creare una carta geografica storica partendo, come base, proprio dal lavoro del Trimeloni.
Le motivazioni sono le stesse di chi circa venticinque anni fa ha pubblicato il libro, ovvero quelle di far conoscere un po’ meglio il nostro territorio ma soprattutto e principalmente per dare una collocazione sicura a dei nomi che tra pochi anni potrebbero essere sì conosciuti, ma difficilmente localizzabili sul territorio. Come prima cosa è stato necessario trovare un cartografo che potesse creare la cartina in cui inserire i toponimi e secondariamente trovare il modo di essere il più precisi possibile nel collocarli su di essa.

Malcesine e il suo territorio visto dalla Guardia.
L’ aiuto è arrivato da un programma molto noto chiamato Google Earth che dà la possibilità di creare dei progetti in cui inserire dei segnaposto nei punti di interesse. Questi poi possono essere riportati in maniera estremamente precisa in cartografia.
L’altro aspetto fondamentale, e non scontato, era trovare le persone che potessero ancora conoscere l’esatta ubicazione dei 600 e oltre toponimi inseriti nel libro. Infatti i collaboratori alla sua stesura, come l’autore stesso, non erano più in vita. Fortunatamente ho trovato persone disponibilissime che, con entusiasmo, hanno dato un grande contributo alla ricerca e in molti casi hanno anche indicato nuovi toponimi che nella pubblicazione del 1999 non avevano trovato posto. Curioso è stato vedere come ogni persona avesse una conoscenza particolareggiata solo della zona d’origine, come a esempio Pier Davide Consolati di Cassone che davanti a un paio di località della Val di Sogno ha risposto: «Eh no, lì sem fóra zona». Oltre al Consolati devo ringraziare Mirko Brighenti per Cassone, Guglielmo Casella per Navene, Dario Chincarini, Piero Andreis, Sebastiano Chincarini e Giacomo Bertuzzi per le zone collinari e montane, Daniele Chincarini e Italo Tonelli per la Val di Sogno e per finire Veronica Modena per la creazione della carta.
Per terminare mi piace riportare quello che il Trimeloni scrisse nell’introduzione del libro in merito alla conservazione della memoria: «…ma basteranno l’appassionata “cultura storica” di qualche isolato pastore e la buona memoria di attenti cacciatori e il serio impegno dei vari “Gruppi Alpinistici” a salvare dalla dimenticanza i nomi delle località più periferiche del territorio comunale? O non accadrà che qualcuno un giorno “modernizzi” storiche denominazioni, magari tramutando un documentatissimo Tratto Spino in un umoristico “Tredici Pini” (è accaduto, ndr) o il Dòs de Feri in Dos di Fer?
Non è nostra intenzione muovere inutili critiche, ma solo di sottolineare la necessità assoluta di mantenere inalterata la denominazione storica delle località, perché è proprio dalla inalterata forma del nome che talvolta è possibile risalire alla storia d’un angolo di terra. Ora che “testimoni” e informatori diretti diventano sempre più rari, è indispensabile che le “Carte del territorio”, come le indicazioni della segnaletica stradale, accolgano i toponimi nella forma più tradizionale esatta…».
Beh, crediamo che con questo nuovo lavoro una parte dell’appello sia stato raccolto e che la memoria sia stata, in un certo senso, salvata.
La carta storica sarà probabilmente disponibile al pubblico entro l’autunno 2025.
G.F.
Bibliografia
Giuseppe Trimeloni, Malcesine, Toponimi e Memorie – Assessorato alla Cultura, Malcesine.

Frontespizio del libro Malcesine, toponimi e memorie, pubblicato nel 1999.
Articolo publicato sulla rivista il “Grèmal” del dicembre 2023 del CTG di Brenzone sul Garda.
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