Da Malcesine a Sigmundsherberg 1897 – 1918

Particolare del Monumento ai Caduti di Malcesine (VR)
Nel dicembre del 2004, sul notiziario comunale n.23 usciva un breve ma toccante articolo in cui l’autore, Valter Mauro Mondon, in concomitanza con l’annuale ricorrenza del IV novembre, dedicava un pensiero a Carlo Sciroppo, figlio di N.N., uno dei tanti soldati della Grande Guerra ricordati sul monumento ai Caduti.
L’articolo così recitava: “Molti si chiederanno chi è, molti altri come me si ricorderanno di averlo notato nella lapide al monumento ai caduti di piazza Statuto, che riporta i nomi dei morti per malattia nella Grande Guerra. Forse qualcuno ha avuto un momento di curiosità per questo soldato dal nome insolito per Malcesine, ma nulla di più.”
e così proseguiva:
“Proviamo un attimo ad immaginare cosa volesse dire nel mondo rurale di quegli anni essere figlio di N.N. Emarginazione sociale, pochi amici, pochi giochi e divertimenti…? Non potremo mai saperlo, possiamo solo immaginarlo. Può anche darsi che questo ragazzo sia stato anche fortunato, che abbia trovato una famiglia che l’ha accolto con affetto e amore… Me lo auguro. Questo ragazzo nella sua breve vita avrà avuto una carezza, un gesto d’affetto, una parola di conforto, un amico a cui confidare le sue pene di adolescente ? Non lo sapremo mai. Resta il fatto che a soli 18 anni egli è morto in un lontano campo di prigionia austroungarico! ”
Qualche anno dopo, grazie alle ricerche svolte per il centenario della Grande Guerra, è stato possibile ricostruirne parzialmente la storia che lo vide, per tantissimi anni, dimenticato in un non definito e lontano cimitero di guerra.

La targa all’interno della cappelletta del cimitero militare di Sigmundsherberg che riporta il nome di Carlo Sciroppo
Carlo Sciroppo nasce, insieme al gemello Giuseppe, a Malcesine il 6 marzo 1897 in una casa situata in via Portici Umberto I° n. 84 da una donna che non consente di essere riconosciuta e alla presenza della levatrice Coletti Caterina di Castelletto di Brenzone e di due testimoni, Rizzotti Giovanni e Testa Pietro, viene affidato alla signora Angela Berretta vedova Turazza la quale promette di occuparsi dell’allattamento e della custodia dei due gemelli (1). Il nome e il cognome, che come prassi dell’epoca veniva inventato di sana pianta, è stato dato dalla anonima madre e verrà, nei documenti ufficiali, più volte storpiato (Siroppo, Sciropo).
Dal foglio matricolare, conservato nell’archivio di Stato di Verona, sappiamo poi che Carlo Sciroppo era un pastore, alto un metro e sessantotto, aveva i capelli bruni e lisci, gli occhi azzurri e un colorito pallido. Non sapeva né leggere né scrivere. Le notizie sull’arruolamento e sullo stato di servizio sono molto scarne; sappiamo solo che come soldato di prima categoria viene richiamato alle armi il 25 settembre 1916 al deposito del 6° Reggimento Alpini e assegnato al Battaglione Val D’Adige il 2 giugno 1917. Poi lo stesso foglio matricolare contiene solo un laconico “morto in Austria” il 14 novembre 1919, molto probabilmente (ma il documento non ci viene in soccorso) dopo essere stato catturato sul monte Jeza, nei pressi di Caporetto, nell’ottobre del 1917.

Il cimitero militare di Sigmundsherberg, allora all’interno del campo di prigionia,e sulla destra la cappella votiva che conserva il monumento costruito dagli stessi prigionieri, recante la scritta “SUIS ITALIA MILITIBUS” e le 14 lastre metalliche con i nomi dei Caduti.
A questo punto è internet, con la sua grande ricchezza di notizie, a venirci in soccorso. Infatti, da pochi anni, sono consultabili in rete gli elenchi dei Caduti italiani sepolti nei cimiteri militari della Grande Guerra sparsi in tutto il territorio dell’ex Impero austroungarico, e con un po’ di pazienza e fortuna è stato possibile trovare la sepoltura dello sfortunato soldato malcesinese.
Carlo Sciroppo, per tanti anni dimenticato, è sepolto nel cimitero militare di Sigmundsherberg, in bassa Austria, a circa ottanta chilometri da Vienna, morto a soli vent’anni dopo più di un anno di prigionia nell’omonimo campo.
Nel giugno del 2018 chi scrive ha voluto rendergli omaggio recandosi a Sigmundsherberg, un piccolo villaggio che ospitò uno dei più grandi campi di prigionia voluti dalla monarchia austroungarica.

Il gagliardetto del Gruppo Alpini Malcesine posto all’interno della cappella votiva sulla targa con il nome di Carlo Sciroppo.
La sua costruzione venne deliberata l’11 giugno 1915 su una superficie di 2,88 chilometri quadrati, con un quartiere di baracche per 42.000 soldati e 1180 ufficiali prigionieri. I primi prigionieri erano russi ma dall’estate del 1916 vennero spostati per l’arrivo di numerosi italiani. A ottobre 1916 la cifra ufficiale dei prigionieri era già di 56000 uomini. Il campo, che era anche un importante snodo ferroviario, era anche posto di smistamento dei pacchi viveri: aveva il compito di raccogliere quelli in arrivo per i prigionieri di Italia, Serbia, Romania, Montenegro e Inghilterra e di distribuirli ai corrispondenti campi di prigionia, sottraendo spazio agli alloggi. Infatti i prigionieri di Sigmundsherberg erano distribuiti in diverse località come operai: quasi 100.000 prigionieri erano comandati ai lavori, riducendo i problemi di spazio nel campo e costituendo una risorsa economica notevole.
Nel campo venne aperto anche un teatro e furono fondate una banda e un’orchestra oltre a svariati corsi. Nell’inverno 1917/18 la mancanza di legna e di viveri portarono ad una forte crescita delle malattie e dei decessi. A fine ottobre del 1918, dopo forti tensioni con le guardie e dopo la riduzione della guarnigione, gli ufficiali italiani subentrarono nella gestione del campo e in questa fase, per la fame diffusa tra la popolazione, un buon numero dei pacchi viveri stazionanti a Sigmundsherberg venne distribuito ai civili. Col rimpatrio graduale degli ex prigionieri, il 14 febbraio 1919 gli ultimi italiani lasciarono il campo. (2)
Oggi rimane solo il cimitero, un piccolo appezzamento di terra allora facente parte del campo, a cui si accede attraverso una piccola strada tra la campagna ed i boschi. Al suo interno riposano in fosse comuni 2464 soldati di cui 2363 italiani e i loro nomi sono raccolti su lastre di ferro all’interno di una piccola cappella. Il piccolo paese di Sigmundsherberg conta ben due musei e vale sicuramente la pena visitare quello dedicato alle ferrovie dove al suo interno vi è una piccola ma interessante sezione dedicata al campo di prigionia con un plastico, fotografie e cimeli gelosamente custoditi da un disponibilissimo e ospitale custode.
Gianluigi Favalli
(1) atto di nascita (archivio comunale) (2) Sigmundsherberg 1915 – 1918 Storie di prigionia – Italiener in Kriegsgefangenschaft Ed. La fabbrica del tempo – Die Zeitefabrik (2017)
Articolo apparso sulla rivista sezionale degli alpini veronesi “Il Monte Baldo” nel numero di Marzo 2021.

Il monumento costruito all’interno del campo dai priginieri italiani.

Il plastico del campo di prigionia conservato presso il museo locale.

La campagna e il paesino di Sigmundsherberg in Bassa Austria.
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